La Fondazione di Hipponion

Si deve all'Orsi l'identificazione di Vibo Valentia con la città greca di Hipponion. Attraverso una serie di indagini condotte a partire dal 1916, egli riuscì ad individuare il sito della città magno-greca.   La fondazione di Hipponion, come quella di altri centri antichi calabresi, deve essere inquadrata nella problematica storica delle sub colonie. Sul finire dell'VIII sec. a. C., le coste ioniche e tirreniche della Calabria vengono occupate da gruppi di coloni provenienti dalla Grecia che fondano le città di Sibari, Crotone e Reggio prima e, qualche tempo dopo, Locri. Dopo un  periodo in cui  colonie  stabilizzano i loro confini, si assiste al fenomeno della nascita delle sub colonie. A Sibari le fonti attribuiscono la deduzione di Poseidonia, Metaponto, Laos e Skydros; a Crotone Terin a e Kaulonia; a Locri Hipponion e Medma. 
Sia le fonti antiche che i rinvenimenti archeologici confermano che Hipponion è fondata su un fertile pianoro da Locri, dalla quale cercherà successivamente di rendersi autonoma. Quanto alle ragioni della fondazione della sub colonia da parte di Locri, l'approfondimento degli studi storici sulla colonia madre, ha determinato due ipotesi interpretative: una, maggiormente condivisa, che connette la fondazione con la necessità locrese di guadagnarsi uno sbocco commerciale sul Tirreno, visti i suoi pessimi rapporti con Reggio e quindi con i Calcidesi che controllavano il traffico marittimo dello Stretto; l'altra che ne individua le ragioni nell'organizzazione politico-sociale ed economica della colonia, considerata chiusa e rigida, e pertanto più soggetta a tensioni sociali. Insomma, la deduzione delle due sub colonie Hipponion e Medma sarebbe stata per Locri funzionale ad un riequilibrio socio-economico interno, necessario per gravi pressioni determinatesi al suo interno.   È molto probabile che Locri sia stata indotta, nella fondazione delle sue colonie, da ragioni coesistenti e probabilmente connesse tra di loro.

L'organizzazione della città greca.    Molto poco conosciamo dell'organizzazione urbana della città greca, ad esclusione di alcune aree sacre, della necropoli e di un tratto delle mura di cinta, poichè nessun rinvenimento ha interessato le abitazioni, gli edifici pubblici e le strade dell' impianto coloniale.   Si è ipotizzato, nel corso delle indagini su Hipponion, che l' acropoli della città antica fosse ubicata nella parte alta del pianoro, ove si è sviluppato l'intero  centro storico della città medievale. La storica urbanizzazione del borgo ha così condizionato l'individuazione delle abitazioni e dell'impianto greco della città.   Delle vicende storiche di Hipponion siamo  informati dai soliti autori antichi; oltre alle notizie sulla fondazione, un'altra informazione storica su Hipponion è relativa all'anno 422 a. C., periodo in cui viene citata una guerra che avrebbe visto le due sub colonie Hipponion e Medma, armate contro la madre patria Locri. La notizia di Tucidide è molto interessante ed apre una serie di problemi connessi al tipo di rapporti intercorsi, nel tempo, tra Locri e la sub colonia Hipponion e tra questa e la sub colonia gemella Medma. Siamo tra l'altro in un momento storico particolare per Locri, che se da un lato è all'apice dei suoi successi espansionistici, all'interno, invece, sembra essere afflitta dalla crisi delle sue strutture aristocratiche. Tutto ciò deve avere determinato forti pressioni della madre patria sulle sub colonie, di fatto indipendenti ma, comunque, legate a Locri da vincoli di stretta collaborazione, che talvolta potevano rivelarsi eccessivi, fino a diventare inaccettabili. Un ulteriore sostegno a questa interpretazione è dato dalla dedica votiva presente su uno scudo di bronzo rinvenuto ad Olimpia. Questo faceva parte del bottino di guerra sottratto ai Crotoniati, e dedicato alla divinità da Hipponiati, Medmei e Locresi. Si è discusso se l'evento bellico in questione sia o no da identificarsi con la famosa battaglia della Sagra che aveva visto Locresi ed alleati vittoriosi contro i Crotoniati: ciò che più interessa è che la dedica in questione, proprio nel modo in cui è formulata, attesta, per un periodo compreso tra fine VI e inizio V sec. a. C. (data a cui è riconducibile la dedica per ragioni paleografiche), un ruolo di coprotagonisti per gli Hipponiati e non una sudditanza rispetto ai Locresi. A giudicare dai dati archeologici, i periodi compresi tra la fine del VI e tutto il V sec. a. C. sembrano coincidere con il massimo sviluppo di Hipponion.   Le aree sacre conosciute, tutte individuate  sono databili intorno alla fine del VI - tranne quella in località Scrimbia - e vengono utilizzate a pieno per tutto il V sec. a. C.   Insieme al materiale proveniente dalla necropoli, quello delle aree sacre rappresenta il più importante nucleo archeologico per la comprensione e la ricostruzione delle vicende storiche della città greca.   Orsi mise in luce le mura di cinta difensive in località Trappeto Vecchio; rinvenne un tempio ionico al Cofino; un altro, di ordine dorico, al Belvedere Telegrafo; un naiskos (tempietto di piccole dimensioni) alla Contura del Castello.

Le indagini proseguite negli anni successivi, a cura della Soprintendenza Archeologica della Calabria, ebbero impulso soprattutto con l'istituzione a Vibo del Museo Archeologico Statale intitolato a Vito Capialbi, benemerito studioso dell'Ottocento.   Le conoscenze archeologiche su Hipponion fin qui acquisite, permettono di definire i rapporti o, meglio, le influenze della madre patria sulle produzioni artigianali, ma anche sulla vita religiosa ed economica hipponiate.

Studiando i resti della cassetta di rivestimento del tempio rinvenuti dall'Orsi al Belvedere Telegrafo, si scopre come gli artigiani hipponiati, nella loro fabbricazione sentirono in misura determinante l'influsso della produzione siceliota rivedendola secondo il gusto "locale" locrese, confermando, in tal modo lo stretto legame tra Hipponion e la madre patri. Le identità tipologiche tra le produzioni locresi e quelle hipponiati sono molto evidenti soprattutto nella serie coroplastica di produzione locale, che si rifà nella costruzione di statuette, maschere ecc. ai più noti tipi locresi. Eppure, accanto alle “identità”, è possibile riconoscere variazioni autonome sui temi e sugli schemi compositivi più ricorrenti (e questo vale anche per la produzione ceramica). Ciò è forse più tangibile nel campo della religiosità, laddove Hipponion riprende il culto di Kore-Persefone dalla madrepatria Locri, come testimonia il rinvenimento di pinakes al Cofino ed anche a Scrimbia, ma “aggiunge” il culto della madre Demetra che a Locri non sembra essere presente.    L'esistenza a Hipponion del culto di Persefone si rivela anche attraverso gli autori antichi che riportano la tradizione secondo la quale Kore, richiamata dalla splendida natura dei luoghi, era giunta ad Hipponion dalla Sicilia per raccogliere fiori; tradizione che poi era rimasta nell'uso locale delle donne hipponi ad che raccoglievano fiori, per farsene corone, alla maniera della dea Persefone.   Stretti contatti religioso-culturali con il culto di Persefone presuppone anche la religione orfica, senz'altro diffusa a Hipponion, come testimonia la laminetta inscritta della tomba n. 19, rinvenuta alla Necropoli Inam. Essa rappresenta, al momento, il testo orfico più antico rinvenuto in Calabria, datandosi, dal contesto tombale, alla fine del V sec. av. Cr.

Sempre a proposito dei legami con la madre patria, il recente studio sui pinakes del Cofino, sulla base dei dati offerti dalle tavolette votive, sembra ben focalizzare il rapporto tra Hipponion e Locri come un rapporto di “centro/periferia” in tale tipo di produzione artigianale, dove periferia vale non come “luogo di ritardo”, ma come “lontananza dal centro” identificato come luogo della creazione artistica rispetto al quale si pone anche con forme di “elaborazione autonoma”. D'altra parte, anche lo studio del commercio greco sul Tirreno, almeno per l'età arcaica, e relativamente ai centri coloniali di Metauros, Medma ed Hipponion, ha riconosciuto l'esistenza «di una corrente di commercio tirrenico di tipo coloniale». In pratica significa che, pur riconoscendo che gli stretti legami intercorsi tra Locri e le sue sub colonie abbiano, per forza, avuto delle implicazioni commerciali, pur tuttavia sembra più probabile che la circolazione dei prodotti arcaici sia avvenuta nelle sub colonie del basso Tirreno, attraverso lo stretto di Messina, e quindi per via marittima, piuttosto che direttamente attraverso Locri. Questa ipotesi si basa soprattutto sulla constatazione che le vie appenniniche di attraversamento tra Ionio e Tirreno sono difficili e spesso impraticabili in alcuni periodi dell'anno e certo non hanno favorito traffici continui tra sub colonie e madre patria.

Stando alle fonti nel IV secolo Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, dopo avere vinto la Confederazione italiota e conquistato e consegnato agli alleati Locresi le città di Crotone, Skylletion e Kaulonia,  distrugge anche Hipponion nel 388, ne deporta gli  abitanti in massa a Siracusa, e  consegna così il suo territorio ai Locresi, diventati sostenitori e fedeli alleati  nell'opera di conquista dell'intero territorio calabrese.

La notizia della distruzione di Hipponion non trova alcun riscontro nella documentazione archeologica, visto che, sia nelle necropoli che nelle aree sacre, non sono stati messi in evidenza strati archeologici relativi a distruzioni. Nemmeno i dati delle necropoli evidenziano flessioni nelle deposizioni, né si notano, nei materiali, stacchi, o vuoti cronologici: per tutto il IV secolo si continua a seppellire con continuità nella necropoli occidentale di località Cancello Rosso ed in quella di contrada Lacquari. Per quanto riguarda poi le aree sacre, se la frequentazione del santuario di Scrimbia sembra interrompersi - ma non per ragioni traumatiche - alla fine del V secolo, quella del santuario in contrada Cofino è attestata almeno fino al IV secolo, quando viene introdotto il culto di Demetra, madre di Persefone. E' probabile, quindi, che la notizia del sacco della città, da parte di Dionisio il Vecchio, debba  verosimilmente intendersi non tanto come distruzione totale delle sue strutture urbane, quanto piuttosto come sottomissione economica. Sembrano legittimare questa interpretazione anche alcune emissioni monetali della città, databili al IV secolo, che recano sul retro un'anfora da trasporto, che è di tipo “hipponiate” ed usata per il trasporto del vino, che attesterebbe una fiorente produzione viticola nella chora della città tra IV e III secolo, difficilmente  collegabile alla distruzione attestata dalle fonti antiche. Ha causato interpretazioni controverse la notizia della ricostruzione della città da parte dei Cartaginesi, intorno al 379-378 a. C. che, alleati con gli Italioti contro Dionisio, avrebbero agevolato il ritorno in patria degli esuli. E' poco chiaro se gli hipponiati "rientrati" in città siano quelli  deportati a Siracusa o quelli sfuggiti alla deportazione.

Il periodo Brettio .    La conquista di Hipponion da parte dei Bretti nel 356 a. C. poi, è un episodio importante nella storia della città, noto attraverso le fonti e confermato dal rinvenimento, in località S. Aloe, di un ripostiglio monetale di ben 866 monete d'argento di fabbricazione brettia.   A questi reperti si aggiungono altri rinvenimenti archeologici in materiale ceramico a vernice nera, databili tra IV e III sec. a. C., raccolti nella stessa località, nonchè quelli rinvenuti  nel 1976 al Corso Matteotti, durante i lavori per la costruzione del chiostro dell'attuale Convitto Filangeri.    Sono probabilmente da connettere al periodo brettio della città anche i resti di un edificio rinvenuto nel 1975 al Cofino la cui funzione è poco chiara, ma che non sembra essere relativo al complesso cultuale. Ciò potrebbe voler dire che l'area sacra del Cofino ha cambiato destinazione a partire dal III sec. a. C. Rinvenimenti recenti hanno individuato alcuni manufatti di matrice certamente bretiia: due tombe a camera ipogeica ubicare nella necropoli occidentale, rispettivamente in località Lacquari ed al Cancello Rosso. Le due tombe sono molto simili tra di loro, sia per caratteristiche costruttive che per materiali impiegati. Il corredo era costituito da due statuette di guerrieri armati con corazza anatomica ed elmo in uso sia all'esercito romano che italico, databile alla fine del IV secolo. Questi due reperti, che verosimilmente rappresentano due guerrieri bretti, unitamente ad  un chiodo, una grappa e due ganci in ferro in ferro, rinvenuti nelle immediate vicinanze, fanno supporre l'esistenza di un sarcofago ligneo, sul quale le due statuette erano poste come appliques.  La tomba, tra la fine del III e l'inizio del II sec. a. C., è stata riutilizzata come fossa comune per nuove sepolture.   Per quanto riguarda la tomba rinvenuta a Cancello Rosso, invece, è interessante notare che nello stesso sito, subito dopo l'ultima fase di utilizzo della necropoli, e tra la metà e la fine del III sec. a. C., l'area cambia destinazione d'uso e vi si impianta una struttura - costituita da una canalizzazione che si immette in un pithos e da un pozzo - legata al processo artigianale della lavorazione dell'argilla. L'area, secondo i dati di scavo, viene obliterata nel II sec. a. C. Nello strato relativo alla fase di abbandono, molto significativa è la presenza, tra l'altro, di un coppo con bollo osco Perkenos e di un oscillum con bollo poco leggibile, ma anch'esso ipotizzabile come osco. A questi bolli si dovranno aggiungere tutti quelli già noti ad Hipponion, spesso variamente interpretati, insieme alla legenda sulle monete (l'etnico (EI/EIP) o su lamine.   La tipologia della tomba a camera sotterranea è stata riconosciuta come tipica della cultura brettia e trova confronti nel resto della Calabria; si tratta di tombe attribuite, in genere, a personaggi dominanti, come dimostrerebbero i corredi sempre molto ricchi e con materiali di importazione.    A questi dati si riconnettono altre notizie storiche, che sembrano ribadire sia la conquista brettia di Hipponion che le vicende storiche ad essa connesse.  Successivamente Alessandro il Molosso strappa la città ai bretti che però la riconquisteranno dopo qualche tempo.

Un'altra breve interruzione del dominio brettio su Hipponion coincide con la terza spedizione di Agatocle in Italia, intorno al 294 a. C. In base alla testimonianza di Strabone la presenza di Agatocle è connessa alla sistemazione dell' epineion che, grazie alle ricerche geo-archeologiche e subacquee effettuate, è stato identificato nel tratto di costa compreso tra le attuali località di Bivona e Punta Safò.   A proposito del porto il testo straboniano è poco chiaro, anche per la difficoltà di tradurre l'espressione "Katesketeuase" l' epineion: non è chiaro se si sia trattato di una ristrutturazione di opere già esistenti o se Agatocle avesse realizzato ex-novo un porto, sfruttando l'approdo naturale già in uso.   Le ricerche confermerebbero l'esistenza di un porto più antico, compreso tra il promontorio di S. Nicola, allora proteso più avanti nel mare, e la foce della fiumara Trainiti. Il porto si sarebbe interrito già all'inizio del III sec. av. Cr., per l'apporto solido della fiumara, e poi sarebbe stato rimesso in funzione dai lavori promossi da Agatocle. Probabilmente vanno ricondotte alla presenza del Tiranno ad Hipponion una serie dí attività connesse ad interventi che mirano al miglioramento architettonico e in qualche modo al restauro della città. Si tratta di lavori effettuati al santuario del Cofino, attraverso la sostituzione ed il rifacimento delle gronde leonine di V-IV sec., con esemplari che cronologicamente risalgono all'inizio del III secolo, e del presunto ampliamento della cinta muraria, nel settore occidentale, nel tratto che va dalla stazione Calabro-Lucana fino a Piercastello.   Sempre secondo le fonti antiche, successivamente i Bretti riconquistano Hipponion e la occupano fino all'arrivo dei Romani ed alla fondazione della colonia latina.

Gli scavi della metà degli anni ottanta condotti alle mura greche di località Trappeto Vecchio hanno confermato il III sec. a. C. come data dell'ultimo utilizzo di quel tratto di cinta difensiva.   Ciò significherebbe che, dopo la fase brettia, questa parte della cinta monumentale cade in disuso, e che il centro romano, nella sua riorganizzazione urbana ignorerà l'area precedentemente occupata dalla città greca, come conferma la presenza della necropoli romana, nelle immediate vicinanze delle mura greche.